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Alcune leggende narrano di una misteriosa Arte esistente nel 4500 A.C. nota col nome di Grande Danza alla quale venivano attribuiti addirittura poteri magici. Si dice che questa sia stata il precursore di quelle, ormai universalmente conosciute come Arti Marziali. Apro una breve parentesi sul nome col quale queste discipline sono ormai note. Come rimarcava Tai Situ Rimpoche durante un incontro, la parola Arte e la parola Marziale sono in contrasto tra loro come significato e non rappresentano in maniera appropriata quello che queste Arti sono in realta', infatti "marziale" significa "militare" e queste Arti non nacquero certo, come presto vedremo, con lo scopo di essere arti da guerra. Tuttavia, essendo ormai conosciute cosi', sara' il nome che anch'io usero' per chiarezza di comprensione.Tornando alle informazioni che abbiamo a riguardo, alcuni documenti storici confermano che nel 18 secolo A.C. esercizi terapeutici basati sui movimenti degli animali erano gia' stati codificati in Cina. Intorno al 5' secolo D.C, un Bikshu (monaco) indiano di nome Bodhidharma, si trasferi' nel nord della Cina e fondo' un monastero noto a tutti col nome di Shaolin. Il regime all'interno del monastero era rigidissimo ed i monaci spesso cadevano addormentati durante le lunghissime ore di preghiera. L'illuminato Bodhidharma, ispirandosi ai movimenti degli animali, creo' una serie di esercizi salutari per rafforzare il debole corpo dei monaci, che divennero la base del Kung Fu Shaolin. Non e' dato quindi di sapere con assoluta certezza, se effettivamente fu Bodhidharma il creatore di queste Arti o se ispirandosi a qualcosa di gia' esistente, le adatto' ai loro bisogni. Ad ogni modo, questa e' la leggenda universalmente piu' nota e ormai riconosciuta come verita'.

Questa breve premessa per rimarcare, o per informare chi non ne fosse ancora a conoscenza, che le Arti Marziali, non nacquero come generalmente si crede, come un mezzo di difesa e tantomeno come un'arte da combattimento, come invece i film hanno spesso mostrato, ma come un supporto fisico per permettere ai monaci del Tempio di Shaolin di pregare piu' a lungo. Premesso cio', durante la dinastia Ch'ing, il monastero fu assediato e distrutto dall'esercito cinese e la leggenda racconta che i 5 monaci superstiti, esperti in differenti stili, vagarono per il paese insegnando e diffondendo queste Arti. Gli stili che si racconta fossero insegnati a Shaolin sono: drago, serpente, tigre, leopardo e gru. Altre fonti pero', raccontano di numerosi altri stili gia' esistenti in quel periodo, tipo il cervo, la scimmia, l'orso, etc. Personalmente credo che il numero 5 sia stato scelto convenzionalmente a simboleggiare, secondo la dottrina Taoista, i 5 elementi che, secondo il Tao, compongono l'universo. Ad ogni modo che i monaci superstiti fossero 5 o di piu', ha poca importanza. Quello che e' certo e' che questa antica Arte, passando di generazione in generazione fu adattata alle esigenze personali secondo le predisposizioni di chi le studiava e, che nel tempo, assunse forme e nomi differenti. Le Arti marziali si diffusero in tutto l'Oriente ed ogni paese le accolse e le adatto' ai propri costumi, usanze e temperamento.

Tutte le Arti Marziali quindi, subirono mutamenti in base a diversi fattori: chi le praticava, qual'era il paese in cui venivano praticate, in base alla propria costituzione fisica, etc. Nacquero cosi' infiniti stili, sorti dal mescolamento di differenti conoscenze che venivano adattate e modificate ad hoc, da sapienti Maestri. Negli ultimi secoli poi, queste furono ulteriormente smembrate e dalla loro scissione ne sorsero altre ancora. Un palese esempio fu in Giappone quando il grande Maestro Jigoro Kano, forse per creare un'Arte Olimpica, estrapolo' dal Ju Jitsu, alcune tecniche di proiezione e strangolamento, le mise insieme ad altre leve articolari e creo' cosi' il Judo. Allo stesso modo fecero altri grandi Maestri come Gicin Funakosci, che estrasse dal Ju Jitsu le tecniche di parata, pugno e calci, le adatto' a se stesso, creando cosi' un'ulteriore stile di Karate, lo Shotokan. La stessa cosa si puo' dire riferendosi al Kung Fu cinese e all'infinita' di stili ora esistenti. Come si puo' facilmente comprendere le Arti Marziali nacquero in un modo e si evolsero (o involsero?) in un altro. Risulta quindi facilmente comprensibile che conoscere la loro antica forma e' ormai praticamente impossibile. E' pero' possibile avvicinarcisi con l'umile studio sincero e costante di quelle che sono le Arti Marziali ora. Ovviamente e' impossibile studiarle tutte ed impossibile anche studiarne la maggioranza, ad ogni modo l'approfondimento di quelle che sono alcune delle derivazioni delle forme originali, puo' portarci molto vicini a quella che era una volta, l'anima delle Arti Marziali. Il Vajra Shen Do (o Dorje ShenDo) si ripropone proprio questo, uno studio sincero e profondo di vari stili di differente provenienza, al fine di avvicinarsi il piu' possibile a quello che Bodhidharma aveva codificato. Il nome Dorje Shen Do (o Vajra Shen Do) e' volutamente composto da 3 parole di differente provenienza. Cosi' come "Vajra" e' una parola Sanscrita, la parola "Dorje" e' la traduzione tibetana e significa fulmine, potenza. Il Tibet, come era un tempo, si espandeva in tutto quello che ora e' il nord della Cina e la sua influenza e' inequivocabile nelle Arti Marziali. Tutte le tecniche meditative furono infatti importate dall'India alla Cina grazie probabilmente al monaco Indiano Bodhidharma ed in Tibet dal grande Padmasambhava e qui studiate ed approfondite. L'India, anticamente chiamata "terra dei Rishi" cioe' terra dei Santi, e' stato il luogo dove si sono sviluppate tutte le tecniche Meditative oggi conosciute (comprese quelle Tibetane) che sono poi quelle che formano il pilastro Spirituale dello ShenDo. La parola "Shen" e' di provenienza cinese e significa spirito. La Cina fu la prima culla delle Arti Marziali e la terra dove nacquero la maggioranza degli stili oggi conosciuti. La parola "Do" e' giapponese e significa la via. Il Giappone, pur non avendo realmente inventato quasi nulla, fu una delle terre dove maggiormente si diffusero queste Arti e la cultura Nipponica le adatto' al proprio temperamento, escludendo quello che sembrava superfluo, creando cosi' delle Arti di grande efficacia.

Il Vajra Shen Do raggruppa Arti Marziali di differente provenienza e le unisce alle antiche tecniche meditative allo scopo di riequilibrare l'intero organismo. Se lo si analizza in profondita', lo Shen Do e' quindi solo il tentativo di ritornare alle antiche origini. Purtroppo da noi, in occidente, le Arti Marziali si sono diffuse nel loro aspetto pratico del combattimento, escludendo completamente la loro parte piu' importante, la meditazione e depauperandole cosi' della loro vera essenza. Ricordandoci quale fu lo scopo della loro nascita, credo risulti evidente a tutti che considerare un'Arte Marziale solo una qualunque forma di combattimento, per quanto raffinata, sia alquanto sterile e non corrisponda a verita'. Per entrare nel vero spirito delle Arti Marziali quindi, questo binomio di attivita' fisica e spirituale, non e' assolutamente scindibile. Come dicevo, l'aspetto che piu' attrae e' quello del superuomo capace di combattere contro molti nemici e di rompere tavole di legno e mattoni. L'errore e' a monte. Perche' dovrei avere molti nemici da combattere? Per quale ragione devo rompere pietre e mattoni? Perche' pensare a distruggere anziche' costruire? Non voglio con questo negare che il Tamaeshiwari (tecniche di rottura) sia una specialita' interessante, affascinante ed anche utile, quello che invece vorrei far comprendere e' che lo spirito del vero praticante di Arti Marziali, e' assolutamente pacifico. Come per tutte le vere Arti Marziali, non e' permesso allo ShenDoka fare uso della sua conoscenza per danneggiare altri esseri umani, lo ShenDo puo' essere usato solo come difesa in casi estremi. In molte Arti Marziali moderne questo antico principio si e', purtroppo, ormai perso, riducendo queste discipline ad un'arma da utilizzare a piacimento, un vero flagello ed una grande vergogna per tutti i praticanti sinceri. Come diceva il mio primo Maestro di Karate, chi pratica Arti Marziali, viene caricato di una grossa responsabilita' ed il suo deve essere un impegno vero e proprio ad evitare sempre e comunque di scontrarsi. Le occasioni dove questo impegno puo' essere "rotto", sono quelle rarissime situazioni dove la propria vita e' seriamente in pericolo oppure quando si deve difendere qualcuno piu' debole. Per il resto, non ci sono scuse, bisogna a tutti i costi evitare gli scontri. Anche se in moltissime occasioni e' sicuramente difficile, specialmente nella nostra societa', dove la prepotenza e' considerata quasi un pregio, bisogna comunque sforzarsi. Questo fa sempre parte di quel controllo al quale ogni ShenDoka (come del resto, ogni praticante di Arti Marziali) deve ambire. Anche l'abbigliamento dello ShenDo, studiato sulla base della tonaca dei monaci Tibetani, ci ricorda che lo scopo delle Arti Marziali e' ricercare la pace e l'armonia.

"Un buon soldato non e' violento, un buon combattente non e' arrabbiato un buon vincitore non e' vendicativo questa e' conosciuta come la virtu' del non battersi, questa, fin dai tempi antichi, e' conosciuta come: l'unita' ultima col Paradiso". (Tao Te Ching)

Il vero Artista Marziale non si preoccupa di eventuali nemici esterni, ma solo di debellare l'unico vero nemico, le proprie cattive abitudini. Ovviamente e' sempre piu' facile scaricare le proprie frustrazioni ed i propri problemi prendendosela con gli altri, ma questa e' proprio una delle cose da evitare per acquisire quel controllo di cui parlavo prima. Troppo spesso infatti, se ci si analizza bene, riversiamo sugli altri le nostre nevrosi, diventando ipersensibili ed offendendoci con nulla. Questa introspezione e' un'altra delle cose necessarie per imparare a conoscere se stessi, l'obiettivo ultimo.

"Chi in battaglia vinse mille nemici, fu grande, ma colui che vinse se stesso e' il piu' grande di tutti" (Confucio)